Le salamandre, creature avvolte nel mito e nella leggenda, continuano ad affascinare e incuriosire. Spesso associate al fuoco, questi anfibi hanno una storia ricca di simbolismo e significati che si intrecciano tra antiche credenze, alchimia e arte.
Salamandre: Spiriti Elementali del Fuoco
Nel regno degli spiriti elementali, le salamandre occupano un posto speciale come spiriti del fuoco. A differenza di altri spiriti, le salamandre si manifestano in modo chiaro e riconoscibile, assumendo la forma di un animale simile a una lucertola, presente anche in Italia. La salamandra si distingue dai rettili per la sua pelle liscia, priva di scaglie, e per la sua colorazione che varia dal rosso al giallo al nero.
L'Associazione con il Fuoco nel Medioevo
Nel Medioevo, la salamandra fu strettamente associata al fuoco per diverse ragioni. Gli antichi Romani la consideravano un animale dotato di poteri benefici, credendo che potesse spegnere gli incendi grazie alla freddezza della sua pelle umida. Secondo una leggenda tramandata da Plinio il Vecchio, le salamandre erano capaci di attraversare le fiamme senza subire danni, poiché si pensava che vivessero e si rigenerassero nel fuoco.
Contrariamente a queste credenze, le salamandre sono creature acquatiche che vivono in prossimità di stagni e acquitrini. La loro pelle sensibile al calore non sopporterebbe il fuoco o la lontananza dall'acqua, poiché in un ambiente secco sarebbe soggetta a disidratazione e causerebbe la morte dell'animale.
La Natura Velenosa e il Mito
La natura velenosa della salamandra contribuisce al suo alone mitico. Alcune specie secernono un veleno urticante dalle ghiandole cutanee, motivo per cui il loro aspetto presenta colori accesi, dissuadendo i predatori. Sembra che la salamandra non abbia nemici naturali. Secondo il mito romano, le salamandre possedevano la capacità di secernere un veleno mortale. Plinio il Vecchio, nel suo "Naturalis Historia", descriveva il veleno della salamandra come talmente potente da spegnere il fuoco al contatto e da avvelenare intere popolazioni.
Leggi anche: "Canzone di Natale": Significato e controversie
Gli antichi Egizi, invece, utilizzavano il geroglifico della salamandra per rappresentare l'uomo morto di freddo. Nell'iconografia medievale, la salamandra era associata a Cristo, simboleggiando "il Giusto che, nelle tribolazioni e nei tormenti, non perde la pace dell'anima e la fiducia in Dio".
La Salamandra nell'Araldica e nel Rinascimento
La salamandra ha trovato spazio anche nell'araldica, in particolare grazie a Francesco I, re di Francia dal 1515 al 1547. Il suo simbolo era accompagnato dal motto "Nutrisco et estinguo", che significa "mi nutro e spengo", a testimonianza della presunta capacità della salamandra di rigenerarsi con il fuoco e di spegnere gli incendi dannosi, rappresentando anche la giustizia.
Proprio in questo periodo storico, la salamandra divenne un simbolo del Rinascimento, grazie alla sua capacità rigenerativa che la associava al fuoco e alla resurrezione di Cristo. Divenne quindi un simbolo duplice di freddezza e razionalità, ma anche di calore e passione estremista.
La Salamandra nell'Alchimia
Il fuoco delle salamandre era considerato un dono divino dagli Arabi e dai Persiani nel Medioevo, che ritenevano la sua energia ambivalente, utile ma anche distruttiva. Con la diffusione dell'alchimia occidentale, la salamandra acquisì ulteriore importanza come animale di potere spirituale e rigenerazione. Gli alchimisti la tenevano in grande considerazione per la sua presunta capacità di spegnere il fuoco o avvelenare. In molti stati europei, fu emanato un emendamento che condannava a morte chiunque fosse sorpreso a dare da mangiare anche solo un pezzetto di salamandra a qualcuno.
Nell'alchimia, la salamandra è un simbolo di mutazione. Il pensiero filosofico alchemico della trasmutazione della materia attraverso i sette metalli con l'ausilio del fuoco passa attraverso tre fasi differenti, di cui l'ultima, detta "Fase al Rosso", è riferita alla rinascita, come la fenice che risorge dalle ceneri, e quindi come la salamandra che vive nelle fiamme senza bruciarsi.
Leggi anche: "Moglie di Salam": identità e rapporti interpersonali
La Capacità Rigenerativa: Mito e Realtà
La peculiarità che associa la salamandra al fuoco è la sua straordinaria capacità rigenerativa. Anche le lucertole possiedono una notevole capacità rigenerativa: se si taglia la coda o un arto a una lucertola, nel tempo ricresceranno degli arti simili, ma la struttura ossea sarà di origine cartilaginea. Le salamandre, invece, hanno la capacità di ricostruire interamente la loro struttura ossea, muscolare e nervosa. Pare che possano ricostruire zampe, coda e altre parti del corpo senza morire. Le cellule della salamandra mantengono una sorta di memoria genetica di ciò che hanno perduto e sono capaci di ricostruirla senza margine di errore.
Questa capacità rigenerativa è alla base dell'associazione della salamandra con la resurrezione.
Lo Spirito Elementale della Salamandra
Al di fuori del lato mitologico associato all'animale, lo spirito elementale della salamandra sarebbe una pura energia rossastra di forma sferica che si manifesta su questo piano. I luoghi dove avvengono le manifestazioni sono i vulcani e i deserti. Alcuni studiosi del popolo fatato affermano che le salamandre appaiono come donne sottili come lingue di fiamma che danzano nei caminetti e nei fuochi evocativi.
Appartenendo ad un altro piano di esistenza, l'unico modo che hanno per apparire ad occhio umano è quando rimangono rivestite di uno strato più spesso, o quando la nostra data condizione ci permette di "vedere" a frequenze differenti da quelle che normalmente riceviamo e percepiamo. In tal caso, è possibile vederle ed interagire con loro.
Salamandre nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi
Nei territori del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi sono presenti due specie di salamandre: la Salamandra pezzata e la Salamandrina di Savi, entrambe protette dalla legge.
Salamandra pezzata (Salamandra salamandra)
La Salamandra pezzata è un anfibio di dimensioni comprese fra i 15 e 25 cm, con evidenti macchie o striature gialle di dimensioni variabili su fondo nero. Questa colorazione, definita aposematica, è un segnale di avvertimento per i potenziali predatori: a lato del capo sono visibili due grandi rigonfiamenti (le ghiandole parotidi) che hanno la funzione di produrre un liquido urticante, particolarmente fastidioso per le mucose orofaringee degli animali che volessero mordere la salamandra. Questo anfibio ha abitudini terrestri e si reca in acqua solamente per partorire le sue larve dopo l’accoppiamento, che avviene sul terreno: dopo il corteggiamento la femmina raccoglie con la sua cloaca la spermatofora (sacchetto contenente gli spermatozoi) deposta a terra dal maschio. La fecondazione può avvenire anche mesi dopo e la gestazione durare anche un anno. Le larve, fino a 70, possono restare tali per un tempo variabile da uno a sei mesi, mentre l’adulto può vivere in natura oltre i dodici anni. Ama frequentare le quote collinari e montane (fra i 600 e i 1900m), dove abita preferibilmente in faggete e boschi di caducifoglie, con un terreno ricco di lettiera di foglie.
Salamandrina di Savi (Salamandrina perspicillata)
La Salamandrina di Savi è un piccolo anfibio di circa 9-12 cm dal dorso nero o scuro, in cui spicca un’evidente mascherina chiara attorno agli occhi: per questo motivo è facilmente confondibile con la Salamandrina dagli occhiali (salamandrina terdigitata), distribuita però nell’Italia centro meridionale. La particolarità di questa specie però è la parte inferiore del corpo: la coda e parte delle zampe sono colorate di rosso, mentre l’addome si presenta bianco con qualche chiazza nera. Anche questa è una chiara colorazione di tipo aposematico, che questo piccolo anfibio ostenta quando si sente minacciato: in questi casi infatti la si vede arrotolare la coda sopra al dorso o addirittura mostrare l’addome, in segno di avvertimento. La si può trovare nelle valli ricche di corsi d’acqua a lento corso, in ombra e sui versanti umidi. La femmina si reca in acqua a deporre le uova (fino a 60), che fissa ad una ad una alla vegetazione acquatica con un breve peduncolo: dopo la schiusa le larve potranno così nutrirsi di piccoli organismi acquatici.
Anfibi: Un Mondo da Scoprire
Circa 400 milioni di anni fa, evolvendosi da specie di pesci dotati di appendici simili a zampe, gli anfibi sono stati la prima classe di animali vertebrati a colonizzare l'ambiente terrestre. Successivamente, circa 300 milioni di anni fa, durante il periodo Carbonifero, gli anfibi si diffusero e diversificarono in numerose specie in tutto il mondo, divenendo così gli organismi dominanti sulla terraferma.
Ad oggi la maggior parte delle specie di anfibi è ancora vincolata all’ambiente acquatico per parte del proprio ciclo vitale. Infatti, la fase larvale dei girini è dotata di branchie per respirare in acqua. Da questa loro caratteristica deriva il nome di questi organismi, che in greco significa “doppia vita”.
Gli anfibi possono essere suddivisi in tre gruppi principali in base alla loro anatomia:
- gli anuri (dal greco, “senza coda”) come le rane, le raganelle e rospi;
- gli urodeli (dal greco, “coda visibile”) come i tritoni e le salamandre;
- e i gimnofioni (dal greco, “nudi serpenti”), anche detti apodi (dal greco, “senza zampe”), come i cecilidi.
Gli anfibi contano a livello globale circa 8.524 specie diffuse in tutti i continenti tranne che ai poli. In Italia si contano 44 specie, di cui un terzo sono endemiche di certe aree circoscritte della Penisola.
Caratteristiche degli Anfibi
Gli anfibi appartengono ad un gruppo di animali tetrapodi, ovvero dotati di quattro arti. La pelle degli anfibi adulti si presenta sottile, delicata e molto vascolarizzata, ed ha una funzione al tempo stesso protettiva e coadiuvante della respirazione.
Sì! Gli anfibi respirano anche attraverso la pelle, poiché la loro vita è legata agli ambienti umidi e la loro cute, molto permeabile, permette scambi gassosi con l’esterno, coadiuvando l’azione dei polmoni. Pertanto, è importante per gli anfibi mantenere sempre umida la cute, grazie a immersioni in acqua e al muco prodotto da ghiandole specializzate. Alcune specie possono addirittura non avere affatto i polmoni e respirare unicamente tramite le branchie in acqua (come alcuni urodeli) o tramite la pelle (come accade, ad esempio, per il geotritone italiano).
Molti anfibi presentano anche una cute ricca di ghiandole velenifere, in grado di produrre sostanze chimiche più o meno tossiche, pericolose per i predatori se ingerite. Spesso, infatti, la presenza di queste ghiandole è associata anche ad una colorazione vivace della pelle, con lo scopo di comunicare ai predatori il pericolo per la loro incolumità (fenomeno chiamato “aposematismo”).
Riproduzione e Ciclo Vitale
Durante il periodo riproduttivo, i maschi di molte specie di anfibi anuri (rane, rospi e raganelle) si cimentano in particolari richiami e canti per attirare le femmine, come l’inconfondibile e regolare “uh-uh-uh”, simile a un fievole ululato, dell’ululone dal ventre giallo (Bombina variegata).
Per la maggior parte delle specie la riproduzione è legata alla presenza di acqua. Negli anfibi a riproduzione acquatica si ha una fecondazione “esterna”: man mano che la femmina depone le uova, il maschio, ancorato al suo dorso, le feconda. Negli organismi più evoluti la riproduzione può essere anche interna. In seguito, le uova fecondate si sviluppano in larve acquatiche chiamate girini, dotate di una coda per la locomozione e branchie esterne per la respirazione in acqua. Mentre si accrescono, i girini subiscono una graduale metamorfosi in individui adulti, che comporta la perdita delle branchie e la comparsa di zampe e polmoni, e, negli anuri, della coda. In alcune specie di urodeli, come i tritoni, tuttavia, il percorso può non essere così lineare. Il girino ormai sviluppato può intraprendere due strade: compiere la metamorfosi e divenire un normale adulto, oppure mantenere le branchie anche in età adulta e passare l’intera durata della propria vita in acqua.
Adattamenti e Importanza Ecologica
Gli anfibi sono animali “ectotermi”, ossia la cui temperatura corporea si regola in funzione della temperatura dell’ambiente esterno. Di conseguenza, con l’arrivo della stagione fredda, vanno in letargo, per riemergere solo con l’arrivo della primavera e delle prime piogge, quando le temperature tornano favorevoli. Rane, rospi, raganelle e tritoni, si dirigeranno verso gli ambienti acquatici, come laghetti, stagni o piccole aree umide temporanee. Altre specie, come le salamandre, prediligeranno invece vivere in zone umide del sottobosco, sfruttando i bacini d’acqua solo per la deposizione delle uova e la crescita delle larve.
I girini delle varie specie sono erbivori o carnivori, e si nutrono di alghe e altri vegetali che trovano in acqua o delle larve di altre specie animali. Gli adulti generalmente sono predatori, e si nutrono di coleotteri, bruchi, lombrichi, lumache e ragni. Nonostante siano predatori, anche gli anfibi possono essere predati da altri animali, come pesci, insetti, uccelli, serpenti e mammiferi. Di conseguenza, qualsiasi variazione nel numero di individui di una popolazione di anfibi, dovuta ad esempio alla perdita di habitat, può influenzare i destini delle popolazioni rispettivamente delle loro prede e dei loro predatori. Questa intricata rete di rapporti ecologici rende lampante come gli anfibi, piccoli ed elusivi abitanti degli ambienti umidi, siano in realtà importanti protagonisti dell’ecosistema.
Minacce e Conservazione
Essendo così intimamente legati agli ambienti umidi e alla vita degli animali e delle piante del sottobosco, sono inoltre estremamente sensibili alle variazioni ambientali e climatiche, alla diffusione di nuove patologie e all’espansione di specie invasive. La scomparsa, riduzione o presenza di popolazioni di anfibi in declino è indicativa del fatto che qualcosa nel loro ambiente non funziona più bene come prima. Gli anfibi sono altresì tra i vertebrati più a rischio di estinzione. Le popolazioni di anfibi in tutto il mondo stanno subendo un rapido declino a causa di numerosi fattori, tra cui la perdita di habitat, i cambiamenti climatici, la presenza di specie invasive più competitive e la diffusione di nuove patologie. Questi fenomeni stanno colpendo anche specie presenti sul territorio italiano, come accade ad esempio per l’ululone appenninico.
tags: #salamandra #è #tornata #significato