La Molina Cioccolato rappresenta un'eccellenza nel panorama artigianale italiano, un nome che evoca tradizione, passione e un'attenzione maniacale per la qualità. La sua è una storia di dedizione all'arte del cioccolato, radicata nel territorio toscano e proiettata verso i mercati internazionali.
Origini e Filosofia: Un Omaggio alla Tradizione
Il nome "La Molina" è un omaggio alla cioccolataia personale di Maria Teresa d’Austria, moglie del Re Sole Luigi XIV, così chiamata dal “molinillo” cioè lo strumento con cui preparava la cioccolata in tazza. Nacque così il logo “cammeo”, il profilo di una popolana ma dal tratto aristocratico, un po’ Carmen di Bizet, dal momento che le sue origini erano spagnole.
La filosofia de La Molina si riassume nel motto: "Con gli Occhi e con la Bocca". Un approccio che sottolinea come l'esperienza del cioccolato coinvolga tutti i sensi, dalla vista all'olfatto, fino al gusto.
La Storia: Dalla Passione alla Realtà Artigianale
Era la fine del secolo scorso, quando uniti dal desiderio di creare qualcosa di nuovo nel mondo del cioccolato, competenze, passioni, filosofie diverse, si univano, per dar vita a quella che oggi è non solo un’azienda di eccellenza nella lavorazione artigianale del cioccolato, ma un mondo a sé stante.
La storia de La Molina inizia nel 2000, quando i fratelli Riccardo e Massimiliano Lunardi, maestri cioccolatai, eredi di una famiglia che ha fatto della qualità nel settore dolciario e gastronomico una missione e tuttora gestori di due botteghe gourmet a Quarrata e Pistoia, decidono di fondare l'azienda. Fin dai suoi esordi, parallelamente al cioccolato, La Molina ha prodotto biscotti. Biscotti taglio cantuccio, quelli che in Toscana tutti chiamano cantucci o cantuccini a seconda della dimensione, i biscotti che normalmente si acquistano per essere consumati a fine pasto con un buon Vin Santo o un vino liquoroso. Sono nati così i biscotti al cacao e cioccolato e quelli alla mandorla, biscotti che partono da una tradizione, ma unici nel loro genere.
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Nel 2010 l’arrivo della manager pratese Elisabetta Cafissi, che ha lasciato l’azienda di famiglia nel settore tessile per condurre la cioccolateria fino ad oggi, con l’uscita nel frattempo dei fratelli Lunardi.
Nel 2024 la rinomata fabbrica del cioccolato “La Molina" di Quarrata, battezzata da alcuni tempio del cioccolato, è stata acquisita dal gruppo Nannini di Siena: un’autentica potenza nell’ambito della pasticceria e della torrefazione, che fa capo al magnate kazako Igor Bidilo, con circa 250 dipendenti e un fatturato di oltre 20 milioni di euro.
Riccardo Fattori e l'Arte del Packaging
A rendere celebri e richiestissime in tutto il mondo le prelibatezze create a Quarrata ha contribuito e non poco l’inconfondibile stile di confezionamento dell’artista e designer toscano Riccardo Fattori. Riccardo Fattori, che ancora oggi progetta il packaging e cura la direzione artistica dell’azienda, si mise al lavoro. Proveniente da esperienze diverse, non essendosi mai occupato di food, avendo lavorato come artista visivo, come grafico, come illustratore, art director, stilista, designer, affrontò l’immagine e la comunicazione de La Molina a suo modo.
Fattori indirizza la propria ricerca privilegiando l’alveo tematico della storicizzazione al fine di conferire al nuovo marchio una facies rassicurante e consueta. Tra le proposte emerse per il logotipo, ne vengono inizialmente approfondite due in particolare. La prima prevede l'utilizzo di un veliero, riecheggiante quello impresso sui pacchetti di sigarette “Nazionali” dai Monopoli di Stato. Una seconda proposta, su cui lavora in parallelo, si evolve invece da screening e documentazioni di Fattori riguardanti la storia del cioccolato.
Nella produzione La Molina, immagine, packaging e contenuto sono parte di una storia che ha «la presunzione di essere una forma d’arte edibile». Per questo motivo, per la prima “scatola” importante di cioccolatini, Fattori progetta Il libro dei Cretti, una confezione dedicata ad uno degli artisti più amati, Alberto Burri.
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La Sede di Quarrata: Un Edificio a Forma di Pralina
Da 12 anni il laboratorio si trova a Quarrata, in via Bologna (nell’edificio pentagonale degli anni Settanta, nemmeno a farlo apposta a forma di pralina). Così finalmente una sede più moderna e funzionale può accogliere il team, ma non una sede qualsiasi. Con un recupero difficile e filologico, il vecchio edificio ritorna in vita, si orna sulla cupola del cammeo con il volto della “Molina”: un altro passo è stato fatto.
Prodotti Iconici e Collaborazioni Artistiche
Nascono in sequenza dall’unione di talenti diversi i “must” de La Molina, il libro dei Cretti, dedicato a Burri, con i suoi cioccolatini ai sapori mediterranei, il cioccolato unito alla salvia, al rosmarino, al finocchio selvatico, alle spezie toscane, quelle che a Siena si usano per preparare il panforte. Nasce il Big Astuccio che nella lunghezza di una baguette racchiude 88 cioccolatini, la gamma dei sapori che La Molina va creando. Ci si inventa il Pasto, un colpo di genio o una follia a seconda di come si voglia guardare, un pranzo per due persone, dall’antipasto al caffè, interamente a base di cioccolato, racchiuso in una confezione take away.
Durante gli anni di attività dell'azienda vengono avviate diverse collaborazioni con collezionisti, gallerie d’arte, musei e gli stessi artisti. Tra quest’ultime si ricorda la scatola di cioccolatini La fabbrica della memoria realizzata con i coniugi Anne e Patrick Poirier presenti, nel 2007, con una mostra di loro opere nel parco della villa medicea La Màgia (Quarrata), situata a poca distanza dalla sede aziendale. Altro prodotto “artistico” de La Molina è la replica in cioccolato di un lavoro del videoartista americano Gary Hill per la Fondazione Cartier di Parigi (2006). A queste esperienze segue la collaborazione diretta con l’artista newyorkese Rita Lintz per la realizzazione delle Fringes, cioccolatini con la superficie segnata dalle impronte delle frange, appunto.
Il 2012 è un anno importante per l'azienda, viene infatti creato un prodotto in seguito divenuto iconico: Omaggio a Pinocchio. Alla complessa questione posta da questo nuovo packaging - ovvero alla domanda: «Come vestire questo cioccolato, queste tavolette?», Riccardo Fattori risponde con una serie di tavole grafiche che a suo tempo aveva dedicato al famoso Burattino, «ripensando al racconto di Collodi». L'omaggio in cioccolato a Pinocchio viene presentato con una mostra allestita al Parco di Pinocchio a Collodi (Pescia - Pistoia) dal 3 marzo a 15 aprile 2012. In tale sede vengono esposte 14 tavole di Fattori che sono state l’ispirazione per il packaging delle tavolette decorate con episodi del racconto di Collodi, diversi sul fronte e sul retro della confezione, per creare o ricreare la storia accostando i soggetti in modi differenti oppure per i cioccolatini proposti in astuccio-“tronco di legno” o la “latta”: una scatola cilindrica con tappo a pressione che contiene una miscela di cioccolato fondente per cioccolata calda.
Espansione Internazionale e Collaborazioni di Lusso
Investimenti e qualità hanno permesso a La Molina di conquistare il mercato estero e in particolare quello arabo, con l’apertura di alcuni negozi tra Dubai (Emirati Arabi Uniti), Arabia Saudita, Kuwait e Qatar, oltre ai punti di vendita all’interno di grandi centri commerciali di Londra. La Molina ha collaborato anche con marchi di lusso dell’alta moda come Gucci e Ferragamo, ad esempio per l’abbinamento di praline ai profumi.
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Si aprono nuovi mercati, La Molina acquisisce la licenza del marchio Roberto Cavalli Chocolate, concretizzando una collaborazione con la Maison nata quando Roberto Cavalli aveva aperto il suo showroom in via Tornabuoni a Firenze, rilevando lo storico Caffè Giacosa e mantenendovi il Caffè.
Riconoscimenti e Apprezzamento
Incassa grandi soddisfazioni come il primo posto assegnato a un suo prodotto, l’oversize al gianduia, dal quotidiano londinese The Indipendent, in una classifica tra il cioccolato di tutto il mondo venduto in Inghilterra o come il riconoscimento che gli viene tributato da molti chef stellati ma soprattutto, l’affetto dei tanti appassionati del suo cioccolato e del suo packaging e l’entusiasmo dei molti che si avvicinano al marchio La Molina per la prima volta.
La Chocolate Valley Toscana
Se si pensa alla Toscana e al suo cibo prediletto a pochi viene in mente il cioccolato (o almeno questo accadeva fino a qualche tempo fa). Eppure proprio la parte centrale della nostra regione, a cavallo fra le province di Prato e Pisa con quella di Pistoia nel mezzo a fare da cuore pulsante, il cibo degli dei ha ormai alcuni dei più qualificati, stimati e premiati creatori e produttori, tanto da utilizzare per questa zona il termine di valle del cioccolato.
In questo contesto, La Molina si distingue come una delle realtà più innovative e creative, capace di interpretare la tradizione cioccolatiera in chiave contemporanea.
I Biscotti de La Molina: Un'Estensione del Gusto
Arrivati ad oggi è nata l’esigenza, la voglia, di ampliare la gamma, piano piano, ma con determinazione. L’amicizia con Gianluca Fusto, che consideriamo uno dei più grandi chef pasticcieri al mondo, ci ha consentito di chiedergli di collaborare con noi ad una linea di biscotti che portasse anche la sua firma. I MORI, sono i nostri biscotti al cioccolato rivisitati da Gianluca che è riuscito in un’ impresa che ritenevamo impossibile anche per lui: farli ancora più buoni. I BIONDI sono i biscotti più classici del nostro territorio, i cantucci alla mandorla che sono stati leggermente rivisti un una chiave più raffinata. LE LINGUE sono la proposta delle nostre lingue di gatto, un biscotto che amiamo da sempre anche per la sua versatilità negli abbinamenti e negli accostamenti, mentre LE LINGUE SCURE sono la variante che Gianluca ha fatto delle lingue di gatto al cioccolato.
Il packaging dei nuovi biscotti, progettato come tutti i prodotti La Molina da Riccardo Fattori, è una scatola molto particolare. Riccardo l’ha pensata come la scatola di cartone in cui le nonne di un tempo custodivano gelosamente i loro ricordi, le foto, i santini, le medagliette, a volte i gioielli che non indossavano quasi mai. Scatole che, con il tempo, lega e sciogli, lega e sciogli, si deformavano e assumevano quella forma “stellata” che ha voluto dare alla scatola per i biscotti La Molina.
Da Torino alla Toscana: Un Viaggio nella Storia del Cioccolato
Questo itinerario di una giornata apre le porte della città del cioccolato ad una storia sorprendentemente ricca e orgogliosamente custodita. Nonostante molti attribuiscano a Emanuele Filiberto il merito di aver portato in Italia il cioccolato nel 1560, il merito sembra attribuirsi ai matrimoni dinastici tra eredi della Case Reali spagnole ed italiane, in particolare quello tra Caterina Michela di Spagna e Carlo Emanuele I di Savoia. Fu proprio la giovane moglie spagnola la prima ad esportare la cioccolata dalla Spagna, essa infatti arrivò a Torino nel 1585 con al seguito una molina, la domestica addetta alla preparazione della cioccolata calda.
Il nostro viaggio goloso ci porta attraverso il meraviglioso centro storino di Torino, culla della dinastia Sabauda e madre di uno degli alimenti più golosi della storia: il cioccolato in tutte le sue forme. Come precisato, il 1678 è un anno di svolta dopo che la seconda Madama Reale “liberalizza” di fatto la commercializzazione del cioccolato: dai salotti di corte, la bevanda al cioccolato si diffonde ai salotti cittadini.
Tra tutte le bevande non solo tipiche ma anche e soprattutto storiche di Torino, il Bicerin è sicuramente quella che detiene il primato, ed è proprio nel 1763 che ha inizio la storia del famoso locale “Al bicerin”, prima tappa del nostro girone dei golosi! L’invenzione del Bicerin fu un’evoluzione dell’antenata Bavareisa, bevanda composta da caffè, cioccolata, latte e sciroppo che nel Settecento era molto in voga, specialmente durante gli inverni freddi piemontesi, e veniva servita in grossi bicchieri ristoratori.
Ma la nostra storia continua perché cominciano a prendere forma anche i primi cioccolatini solidi, che immediatamente conquistano i gusti dell’aristocrazia ed è proprio Torino a detenere il vanto di aver creato il primo cioccolatino: il Diablottino. Naturalmente il più classico e famoso cioccolatino rimane il Giandujotto, la cui origine, risale alla metà dell’800 quando, per sopperire alla carenza di cacao dovuta al blocco navale napoleonico, i cioccolatai impiegarono le nocciole di Langa per incrementare l’impasto. Una vera svolta nel panorama torinese, che grazie a questa carenza cambiò il volto della pralineria affermandosi in tutto il mondo.
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