Il cioccolato, con la sua dolcezza avvolgente e il suo sapore profondo, ha conquistato i palati di generazioni di persone in tutto il mondo. Ma come è nato questo alimento divino e come si è evoluto nel corso dei secoli? Scopriamo insieme il viaggio affascinante del cioccolato, dalle antiche civiltà precolombiane fino alle moderne tavolette che adoriamo oggi.
Le Radici del Cioccolato: l’America Centrale
Le origini del cacao risalgono alle antiche civiltà mesoamericane, come gli Aztechi e i Maya, che coltivavano il cacao nella regione che oggi copre il Messico, il Belize, il Guatemala e l'Honduras. La storia del cioccolato inizia in tempi molto antichi quando i Maya (o forse popolazioni ancora antecedenti) iniziarono a coltivare il cioccolato per produrre una bevanda a base di cacao e acqua calda dal gusto molto amaro, considerata un alimento divino.
Prima dell’arrivo degli europei in America, il cioccolato esisteva solamente in America Centrale, ma in una forma molto diversa. Era conosciuto come “Xocolatl”, una calda bevanda farinosa preparata con fave di cacao tostate e macinate a mano, mescolate poi con acqua. Com'è noto, il seme di cacao è un prodotto calorico che contiene molti grassi, per questo all'epoca, dato che il cibo scarseggiava, la bevanda che si otteneva era considerata sacra e veniva utilizzata in rituali religiosi e cerimonie. Questa bevanda schiumosa era lontana dalla dolce delizia che amiamo oggi.
La preparazione della xocoatl variava a seconda delle civiltà e delle regioni, ma di solito prevedeva appunto la tostatura, la macinazione e la mescolanza delle fave di cacao con spezie come peperoncino, vaniglia e cannella. Il liquido ottenuto veniva poi filtrato attraverso un tessuto fine e servito caldo o freddo. La xocoatl era spesso utilizzata anche come base per la preparazione di altri cibi, come polveri e dolci. Oggi con il termine xocoatl si intende anche la forma solida del cacao, simile all'attuale cioccolato modicano, un prodotto che gli abitanti del Messico ricavavano dai semi di cacao triturati su una pietra chiamata metate, attraverso la cui lavorazione si sprigionava il burro di cacao e si otteneva una pasta granulosa. Xocoatl rappresenta anche la radice del termine "cioccolato"; composta dalle parole "xoco" che significa "amaro" e "atl" che significa "acqua", xocoatl letteralmente significa "acqua amara".
Il Cibo degli Dei
Per le antiche civiltà Maya e Azteca, il cacao non era solo un alimento, ma aveva anche un significato spirituale. Non a caso il nome scientifico della pianta del cacao è Theobroma, che in greco vuol dire infatti "cibo degli dei". Lo consideravano un dono divino e lo chiamavano “Cibo Degli Dei” (Theobroma cacao). Questa profonda venerazione per il cacao era così radicata che gli Aztechi usavano i semi di cacao come valuta, considerandoli addirittura più preziosi dell’oro. Inoltre, il cioccolato aveva un ruolo centrale in vari rituali e cerimonie, come banchetti regali e celebrazioni di vittorie militari. Accadde in particolare nella valle del fiume Ceniza, nell’attuale parte occidentale di El Salvador (un piccolo paese dell’America centrale tra Guatemala e Honduras), dove nel Tredicesimo secolo veniva usata per vari tipi di compravendite.
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L’Arrivo in Europa
La storia del cioccolato ha preso una svolta decisiva con l’arrivo degli europei in America. Sebbene Cristoforo Colombo sia stato il primo europeo a entrare in contatto con il cacao, fu Hernán Cortés a introdurre il cioccolato in Europa nel 1520. Inizialmente i coloni europei non erano troppo convinti di mangiare il cacao, perché scettici sul suo sapore e sui suoi effetti sul corpo umano. Si sa che Cristoforo Colombo riportò le fave di cacao in Spagna dopo il suo quarto viaggio nelle Americhe, nel 1502, mentre la prima importazione di cui si hanno documenti scritti risale al 1585, sempre verso la Spagna.
Diciassette anni più tardi, nel 1519, Hernàn Cortèz, giunto dalla Spagna per conquistare la Nuova Terra, fu accolto pacificamente dagli indigeni e dall’imperatore Montezuma. Questi, credendo nel ritorno del dio Quetzalcoàtl prevista secondo la leggenda proprio in quell’anno, pensò che lo spagnolo fosse la reincarnazione del “Serpente piumato”. Montezuma versò in coppe d’oro il cosiddetto “cibo degli dèi” e offrì ai nuovi arrivati il tesoro di Quetzalcoàtl, una bevanda a base di cacao, farina di mais e spezie come il peperoncino. Cortèz comprese subito il valore economico del cacao e lo portò con sé in Spagna. Nel suo primo rapporto all’imperatore Carlo V, Cortéz a proposito del cacao scrive: “esso è un frutto che assomiglia alle mandorle, che gl’indigeni vendono già macinate. Essi le tengono in grande pregio tantoché queste fave servono da moneta su tutto il loro territorio; con esse si acquista ogni cosa nei mercati ed altrove”.
Dopo aver visitato la corte di Montezuma a Tenochtitlan, Cortés riportò in Spagna un carico di cacao, un regalo dell’Imperatore. Inizialmente, il cioccolato veniva consumato come bevanda amara, ma con l’aggiunta di zucchero di canna e vaniglia, si trasformò nella dolce cioccolata calda che divenne popolare in tutta Europa. Lì il cacao cominciò a essere servito soprattutto come bevanda calda, addolcita e insaporita con vaniglia o cannella.
Gli spagnoli non tardarono ad intuire che il frutto del cacao aveva molteplici prerogative degne di attenzione. Le fave avevano un valore intrinseco e un valore di mercato determinato dagli scambi commerciali. Dai racconti dei personaggi al seguito di Cortéz, pare che l’albero del cacao fosse ritenuto simbolo di fortuna, sia perché i suoi frutti erano delle vere e proprie monete, sia perché da essi si estraeva un succo che dava forza e vigore e veniva consumato dopo i pasti per le sue proprietà nutritive. Gli spagnoli, al ritorno dal Nuovo Mondo, introdussero in Europa l’uso del cacao e l’Italia fu il secondo paese europeo dopo la Spagna a scoprire l’esotica bevanda. Proprio la funzione di mezzo di scambio dei semi di cacao ha stimolato le relazioni e gli scambi commerciali in tutta l’America Centrale, originando un grande sviluppo e una straordinaria diffusione della aritmetica. Bisogna riconoscere ai monaci spagnoli anche il merito di aver sottolineato l’alto potere nutrizionale del cioccolato, al punto tale da considerarlo un sostegno alimentare, insostituibile durante i lunghi periodi di digiuno.
Con questa introduzione, il cioccolato iniziò il suo viaggio attraverso continenti e culture, evolvendosi e adattandosi ai gusti di diverse popolazioni. Ma come si è trasformato da una bevanda amara a una dolce delizia?
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La Rivoluzione del Cioccolato in Europa
Con l’arrivo del cioccolato in Europa, iniziò un periodo di sperimentazione e innovazione. Le corti reali e i monasteri furono i primi a innamorarsi di questa nuova bevanda esotica, ma ben presto il cioccolato conquistò anche il cuore del popolo. La cioccolata divenne molto popolare a corte, ma anche come merenda di metà pomeriggio o spuntino serale. Nel Seicento il cacao e la cioccolata si diffusero anche in Francia, in Inghilterra e nel resto d’Europa, dove si riteneva avessero proprietà nutrienti, medicinali e persino afrodisiache. Nacquero anche modi sempre più sofisticati per produrli e consumarli.
Adattamento al Palato Europeo
Mentre in America Centrale il cioccolato era una bevanda amara e spesso miscelata con spezie come il pepe, in Europa si iniziò a sperimentare con nuovi ingredienti. Qui furono i frati, grandi esperti di miscele e infusi, a sostituire il pepe e il peperoncino con lo zucchero e la vaniglia creando una bevanda dolce e gustosa. Frati gesuiti, esperti nella preparazione di infusi, iniziarono a sostituire ingredienti come mais e miele con zucchero di canna e vaniglia. Questa trasformazione portò alla nascita della cioccolata calda come la conosciamo oggi: una bevanda dolce, cremosa e avvolgente. Alla fine del 1500, la cioccolata calda divenne una bevanda amata dalla corte spagnola, e la Spagna iniziò ad importare cacao su larga scala nel 1585.
Il Cioccolato come Status Symbol
Per quasi tutto il ‘500, la scoperta di Cortèz rimase un grande “affare” della corte spagnola, che riuscì a mantenere il segreto della produzione della cioccolata, ma a diffonderne la bontà in diversi Paesi. Nei secoli successivi, il cioccolato divenne un simbolo di lusso e raffinatezza. Solo i ricchi e la nobiltà potevano permettersi questa prelibatezza. Inizialmente, il cioccolato viene considerato come una bevanda destinata alla nobiltà e quindi non molto diffusa.
Un esempio emblematico è il matrimonio tra il re francese Luigi XIII e Anna d’Austria nel 1615. Nel 1615, grazie al matrimonio celebrato tra la principessa di Spagna, Anna d’Austria (figlia di Filippo III), e Luigi XIII di Francia, il cioccolato giunse in terra francese. Per celebrare l’unione, Anna portò con sé campioni di cioccolato, introducendo questa delizia alle corti reali di Francia. Caterina de' Medici; regina consorte di Francia dal 1547 al 1559, ha avuto un ruolo importante nella diffusione della bevanda in Francia e in Europa, grazie alla sua grande passione per questo nettare. Caterina, originaria della Toscana, ha portato con sé la sua conoscenza e amore per il cioccolato quando si è trasferita in Francia per sposare il futuro re Enrico II, introducendo la bevanda al cacao profumata al gelsomino alla corte francese. Inoltre grande appassionata di cucina, ha utilizzato le fave di cacao in molte delle sue ricette e ha incoraggiato i suoi chef a sperimentare con il cioccolato.
Da lì, il cioccolato si diffuse in tutta Europa, con l’apertura di speciali “case del cioccolato” in Gran Bretagna e in altre nazioni. In Germania, il cioccolato arriva probabilmente verso il 1646, grazie ad uno studioso di Norimberga, che ne era rimasto deliziato durante il suo soggiorno napoletano.
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Il Cioccolato in Italia
Gli spagnoli, al ritorno dal Nuovo Mondo, introdussero in Europa l’uso del cacao e l’Italia fu il secondo paese europeo dopo la Spagna a scoprire l’esotica bevanda. Il cacao arriva in Italia con i conquistatori spagnoli del XVI secolo, dopo la scoperta dell'America da parte di Cristoforo Colombo. Tra il 1600 e il 1700, l'Italia divenne un importante centro di produzione di cioccolato di alta qualità. È proprio Firenze e la corte medicea a diventare uno degli scali più importanti per la distribuzione del cioccolato.
Dalla Francia, i semi di cacao furono introdotti in Piemonte, terra che diede i natali a molti artigiani i quali fecero diventare Torino,a partire da fine ‘600, la capitale italiana della cioccolata. Una lunga tradizione che nasce nel capoluogo piemontese e che in essa si esalta, sprigionando tutta la grandezza delle piccole cose belle. La prima licenza italiana per aprire una bottega di cioccolateria risale al 1678, quando Giò Battista Ari ottenne l’autorizzazione e il brevetto di Casa Savoia ad esercitare l’arte del cioccolatiere.
In Italia, e precisamente in Toscana si cominciarono ad aggiungere alcuni particolari ingredienti: le scorze fresche di cedrata e limoncello, aromi di gelsomino, cannella, vaniglia, ambra e muschio. Protagonista indiscussa era la cioccolata al gelsomino del Granduca Cosimo III dei Medici, inventata nel Seicento dallo scienziato Francesco Redi e da considerare come il primo vero esperimento di ingegneria botanico-culinaria. La sua preparazione, infatti, era stata descritta in una ricetta che elencava in dettaglio ingredienti, dosi e procedimento, ma proprio per tale motivo divenuta un vero e proprio segreto di stato tanto che poteva essere gustata solo alla corte del granduca. Si trattava di una sorta di alchimia che richiedeva una lenta odorizzazione per contatto della polvere di cacao, in cui, tuttavia, il fiore di gelsomino non interveniva nella preparazione della cioccolata come ingrediente e nemmeno veniva aggiunto al cacao come estratto, bensì si combinava con il sapore sotto forma di impalpabile aroma. Insomma, una gustosissima fusione di profumo e di sapore, di naso e di palato. Le dosi, insieme a molte ricette a base di cioccolato, furono gelosamente custodite dal geniale principe Cosimo de Medici nella cassaforte della Fonderia di Palazzo Pitti.
Come abbiamo detto nel paragrafo precedente, in Italia, vi sono alcune regioni particolarmente rinomate per la produzione di cioccolato di alta qualità. Storicamente ciò è dovuto al fatto che questi distretti facevano parte delle rotte commerciali dei conquistadores spagnoli. Tra queste regioni si possono menzionare: il Piemonte e la città di Alba, famosa per la produzione di cioccolato fondente di alta qualità e il gianduiotto, come quello prodotto da Guido Gobino uno dei cioccolatieri più premiati da Compagnia del Cioccolato; la Lombardia, forse poco conosciuta dal punto di vista del cacao ma che ha dato i natali a laboratori artigianali eccellenti, come quello di Marco Colzani; la Toscana e la città di Firenze, famosa in particolare per le sue praline e i suoi cioccolatini, di questo distretto fanno parte Slitti, Manufatto Cacao, e Amedei, solo per citarne alcuni. L'Emilia Romagna, con Gardini e Banchini, la Puglia, rinomata per le frutte ricoperte e i molti maestri cioccolatieri che hanno fatto grande il cacao in Italia, come Maglio Arte Dolciaria e Santomiele.
L’Industrializzazione e la Democratizzazione del Cioccolato
Sebbene il cioccolato fosse inizialmente un lusso riservato ai ricchi, la rivoluzione industriale cambiò tutto. Con l’avvento di nuove tecnologie e metodi di produzione, il cioccolato divenne più accessibile. La produzione manuale, lenta e laboriosa, fu sostituita da processi meccanizzati che permisero di produrre cioccolato su larga scala. In questo secolo comparvero le prime fabbriche di cioccolato, che subentrano ai monasteri e ai conventi. Questo periodo segnò l’inizio dell’era moderna del cioccolato, rendendolo alla portata di tutti.
Con la sua evoluzione e diffusione in Europa, il cioccolato ha consolidato la sua posizione come una delle delizie più amate al mondo. Ma come si è trasformato da una bevanda a una solida tavoletta?
Dalla Bevanda alla Tavoletta: l’Evoluzione del Cioccolato
Il passaggio del cioccolato da una bevanda a una forma solida è una delle trasformazioni più significative nella sua storia. Inizialmente il cioccolato veniva commercializzato come una massa informe poiché il principale utilizzo era appunto quello di bevanda amara. Questo cambiamento ha permesso al cioccolato di diventare ancora più versatile e amato in tutto il mondo.
Nel 19° secolo, con l’avvento di nuove tecnologie e l’ingegno di alcuni pionieri, il cioccolato iniziò a essere prodotto in forma solida. A inizio Ottocento il chimico olandese C. J. van Houten sviluppò vari procedimenti per estrarre il grasso (burro di cacao) dalle fave tostate e ottenere una polvere di cacao più solubile. Nel 1828, il chimico olandese Coenraad Johannes van Houten riuscì a trovare un modo per ottenere un cacao in polvere, più facile da mescolare con i liquidi. Successivamente, il chimico realizzò anche uno strumento che era in grado di separare il burro dalle fave di cacao tostate: la pressa di cacao. Questa polvere, mescolata con zucchero, divenne la base per la produzione di tavolette di cioccolato. Il cioccolato diventava così alla portata di tutti!
Ma allora quando nasce davvero la prima tavoletta? Si narra che la prima barretta di cioccolato della storia sia stata inventata nel 1875 da un svizzero di nome Daniel Peter, il quale lavorava in una fabbrica di cioccolato a Vevey, in Svizzera. Questo Swiss chocolatier ha avuto l'idea di aggiungere del latte condensato alla pasta di cacao per creare un cioccolato più morbido e cremoso. Nel 1847 scoprì che bastava aggiungere un po’ di burro di cacao fuso al cacao in polvere per ottenere un cioccolato morbido e modellabile. Ma la prima tavoletta di cioccolato moderna è attribuita a Joseph Fry. Questa innovazione ha permesso di creare una barretta di cioccolato facilmente divisibile e mangiabile, che si è presto diffusa in tutto il mondo. Inizialmente chiamata "Gala Peter", la sua tavoletta cambiò successivamente il nome in "Milka", in onore della figlia. Alla fine del 1800 lo Svizzero Daniel Peter aggiunge al cioccolato del latte condensato, ottenendo un cioccolato al latte di consistenza solida.
Produzione del Cioccolato: Dalla Pianta alla Tavoletta
La pianta del cacao, Theobroma cacao L., è una specie tropicale sempreverde nativa delle foreste pluviali e pianeggianti di Amazzonia e Orinoco, attualmente coltivata nelle regioni caldo-umide di America Latina, Africa occidentale e Sud-est asiatico. Ne esistono tre principali varietà: Criollo, Trinitario e Forassero.
È in questo habitat protetto che nascono i frutti dell’albero del cacao: le cabosse, simili al melone, dalla forma allungata e dal guscio rugoso e molto resistente. Il loro colore va dal giallo al rosso e dall’impollinazione dei fiori impiegano circa 5-6 mesi per maturare. La raccolta delle cabosse avviene solitamente due volte l’anno ma i frutti non maturano tutti nello stesso momento. I frutti dell’albero del cacao vengono staccati dai rami con un machete e solitamente vengono aperti già nella piantagione. Una volta aperte le cabosse, vengono estratti i preziosi semi di cacao: le fave di cacao. Ogni frutto può contenerne dai 25 ai 40. Le fave del cacao assomigliano a degli spicchi d'aglio, sono bianche e piuttosto amare a causa della presenza di sostanze come caffeina, teobromina e polifenoli. In ogni frutto ce ne sono decine e decine immerse nella polpa.
La Lavorazione delle Fave di Cacao
Come si produce il cioccolato? In genere il processo di lavorazione del cioccolato segue alcuni step definiti. Vediamo brevemente quali sono e analizziamo la filiera di produzione del cacao. Si parte sempre dai frutti del cacao (chiamati cabosse) che vengono raccolti e aperti per ricavarne le fave, cioè i semi.
Nella lavorazione delle fave di cacao, è la fermentazione la fase che consente lo sviluppo dei “precursori” degli aromi tipici del cacao. I semi di cacao, mescolati alla polpa, vengono accumulati e, coperti con foglie di banano, vengono lasciati fermentare per 5 giorni. A bloccare la fermentazione arriva l’essiccazione: un processo semplice, usato da secoli, ma che ha bisogno di molta attenzione per ottenere un cacao senza difetti. L’essiccazione riduce l’umidità delle fave dal 60% al 7,5%. I semi di cacao vengono essiccati al sole e la durata dell’essiccazione può variare dai 2 ai 7 giorni.
Le fave di cacao vengono quindi fermentate ed essiccate per esaltare gusto e aromi caratteristici, pulite per rimuovere eventuali difetti, pesate e confezionate. Le fave di cacao essiccate vengono confezionate in sacchi ed immagazzinate fino al momento della spedizione. A questo punto le fave vengono commercializzate in tutto il mondo e, una volta arrivate a destinazione, verranno nuovamente lavorate. Dal campo all’azienda: le fave di cacao una volta arrivate a destinazione subiscono diverse lavorazioni.
Tostatura, Macinazione e Concaggio
La lavorazione del cacao comincia con la pulizia dei suoi semi. Si passa poi alla tostatura, procedura con cui si portano le fave a temperature comprese tra 120 e 180°C. La tostatura arricchisce, sviluppa ed esalta gli aromi del cacao. C’è un rischio: se si eccede, si perdono tutti gli aromi secondari, le note più nobili e delicate che arricchiscono le fave.
Una volta separata la granella dai gusci con la decorticazione si passa alla macinatura: la granella di fave tostate viene ridotta tramite delle macine in una pasta grossolana nota appunto come Pasta di cacao o Massa di cacao. Questa è sostanzialmente la materia prima da cui, attraverso la spremitura, si ottiene cacao in polvere, burro di cacao o, aggiungendo altri ingredienti, cioccolato. Si procede alla tostatura e alla macinazione delle fave di cacao e, in alcuni casi, ad una serie di ulteriori processi che ne migliorano le proprietà. Si ottiene così la massa di cacao (detta in inglese liquor) che può essere usata direttamente per la produzione di cioccolato o ulteriormente trattata per ottenere cacao in polvere e burro di cacao. Per ottenere il nostro amato cioccolato si uniranno quindi massa di cacao, burro di cacao, zucchero, latte, aromi ed emulsionanti in proporzioni variabili e si farà scaldare il tutto mentre si mescola a lungo. Dalle fave di cacao si ottengono burro di cacao e cacao in polvere.
Per passare dalla pasta di cacao alla tavoletta di cioccolato occorre svolgere ulteriori delicate operazioni. Poi, con il concaggio (procedura che avviene in una grossa conca), gli ingredienti vengono riscaldati a 80°C e miscelati con una pala per rendere morbido e omogeneo il prodotto eliminando retrogusti acidi, umidità residua e armonizzando ogni singolo aroma.
Temperaggio e Modellaggio
Dopo il concaggio si passa ad un’altra operazione, il temperaggio. Una macchina, la temperatrice, alza la temperatura del cioccolato liquido e poi la abbassa fino a circa 28°C per poi riportarla fino a 32 °C. Questo alternarsi di temperatura ha lo scopo di far cristallizzare il burro di cacao in una forma molto compatta.
Ultimata l’operazione di temperaggio il prodotto è pronto per essere versato negli stampi che, con il modellaggio, daranno origine alle tavolette di cioccolato.
Il Cioccolato nel Mondo Moderno
Oggi, il cioccolato è onnipresente. Dalle tavolette ai pralines, dalle truffe ai cioccolatini, è diventato una parte integrante delle nostre vite. Con l’avvento di tecniche di produzione avanzate e la crescente attenzione alla sostenibilità e alla qualità, il cioccolato continua a evolversi, mantenendo sempre il suo posto speciale nei nostri cuori.
Negli ultimi decenni la produzione mondiale di cioccolato è relativamente aumentata del +343%, passando da 1,19 milioni di tonnellate nel 1961 fino ai 5,25 milioni di tonnellate nel 2018 (OWID su dati FAO, 2020). Nel 2018 tra i primi Paesi in classifica per produzione troviamo Africa, Sud America e Sud-est asiatico.
I paesi europei sono i principali consumatori di cioccolato assieme a Canada e Stati Uniti. In media nel mondo ogni persona ne consuma circa 9 etti all’anno, perlopiù sotto forma di tavolette e barrette, ma in Europa la media si alza a 5 chili a testa: quelli che ne mangiano di più sono i tedeschi, con 11 chili a persona, seguiti dagli svizzeri e dagli estoni, con 9,7 e 8,8 chili rispettivamente. Oggi la pianta da cui deriva viene coltivata in varie comunità rurali del Sudamerica, dell’America centrale e soprattutto dell’Africa occidentale, dove però se ne mangia pochissimo. Tra i suoi principali importatori ci sono invece i Paesi Bassi, gli Stati Uniti e appunto la Germania.
Cioccolato Fondente, al Latte e Gianduia
Inizialmente il cioccolato veniva commercializzato come una massa informe poiché il principale utilizzo era appunto quello di bevanda amara. Per quanto riguarda il cioccolato al latte, si ottiene aggiungendo il latte in polvere nella pasta di cacao. Infine, abbiamo il cioccolato alla gianduia che proviene da una ricetta realizzata per la prima volta nel 1865.
Sicuramente, il cioccolato fondente è quello con meno grassi rispetto a tutte le altre varianti ed è quello più ricco di flavonoidi, importante sia per l’azione antiossidante, sia per il rafforzamento del muscolo cardiaco e delle pareti del sistema arterioso e venoso. Ma non finisce qui! Sotto questo punto di vista, il cioccolato di Modica è migliore rispetto a quello di produzione industriale. Il cioccolato fondente deve contenere almeno il 43% della pasta di cacao. A questa vanno poi aggiunti burro di cacao e zucchero in base al prodotto finale che si vuole ottenere. Il cosiddetto cioccolato bianco è formato in realtà da zucchero, derivati del latte e burro di cacao.
Sostenibilità e Salute
Tra le iniziative che si stanno mettendo in atto a livello globale per rendere il settore del cioccolato più sostenibile ed equo ci sono vari tentativi per regolamentare la deforestazione e anche per ridurre il ricorso al lavoro minorile da parte dei coltivatori di cacao. Tuttavia non è detto che le parti coinvolte - Unione Europea compresa - ci riescano, soprattutto a causa degli interessi delle grosse aziende produttrici di cioccolato.
Molti studi e meta-analisi hanno valutato che il cacao possa avere proprietà salutistiche e benefiche, sia in grado di tirare su il morale e, entro certi livelli, donare benessere psico-fisico. Purtroppo, non vale lo stesso per il cioccolato (e no, nemmeno quello fondente). Per finire, si crede fin dall'antichità che il cacao possa avere proprietà afrodisiache.
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