Alessandra Dolci è una figura di spicco nella lotta contro la criminalità organizzata in Italia, in particolare contro le infiltrazioni della ‘ndrangheta nel tessuto economico e sociale lombardo. Magistrato dal 1986, ha dedicato la sua carriera al contrasto della mafia, distinguendosi per la sua competenza, determinazione e profonda conoscenza del fenomeno criminale.
Gli inizi della carriera e l'impegno a Monza
Alessandra Dolci ha iniziato la sua carriera di magistrato a soli 26 anni, presso la Procura della Repubblica di Monza. Nei primi dieci anni di servizio, si è occupata di indagini sulla corruzione, acquisendo una solida esperienza nel campo dei reati contro la pubblica amministrazione.
L'approdo alla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano e l'operazione "Infinito/Crimine"
Nel 2001, Alessandra Dolci è entrata a far parte della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Milano come Sostituto Procuratore della Repubblica. Da questo momento, il suo impegno si è concentrato sulle indagini in tema di criminalità organizzata, con un focus particolare sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel territorio lombardo.
Uno dei momenti più significativi della sua carriera è stata la partecipazione all'indagine "Infinito/Crimine", condotta in coordinamento con l’Antimafia di Reggio Calabria. Questa vasta operazione, culminata nel luglio 2010, ha portato all’arresto di circa 300 appartenenti alla ‘ndrangheta, smantellando una fitta rete di affari illeciti e collusioni.
Procuratore Aggiunto e Coordinatrice dell'Antimafia di Milano
Nel dicembre 2017, Alessandra Dolci è stata nominata Procuratore Aggiunto presso la Procura di Milano. Dal 12 gennaio 2018, ha assunto il ruolo di coordinatrice dell’Antimafia di Milano e dell’ufficio Misure di Prevenzione, succedendo a Ilda Boccassini, con la quale aveva collaborato a stretto contatto per anni.
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In questo ruolo di responsabilità, Alessandra Dolci ha continuato a guidare importanti inchieste contro la criminalità organizzata, non solo nel settore tradizionale degli appalti e del traffico di droga, ma anche in ambiti più sofisticati come quello economico-finanziario e ambientale.
L'impegno contro i reati ambientali e il traffico di rifiuti
Tra le numerose inchieste che Alessandra Dolci continua ad affrontare, spiccano quelle in campo ambientale, volte a contrastare il traffico di rifiuti e gli incendi agli impianti. Questo impegno testimonia la sua attenzione verso un settore particolarmente vulnerabile alle infiltrazioni della criminalità organizzata, che cerca di lucrare illegalmente sulla gestione dei rifiuti e sulla distruzione dell'ambiente.
Il premio Borsellino e il contrasto alle infiltrazioni della ‘ndrangheta nell'economia lombarda
Nel 2018, Alessandra Dolci è stata insignita del prestigioso premio Borsellino, un riconoscimento al suo impegno nel contrasto alle infiltrazioni della ‘ndrangheta nella società e nell’economia lombarda. Questo premio sottolinea l'importanza del suo lavoro nel difendere i principi di legalità e giustizia in un territorio particolarmente esposto alla minaccia mafiosa.
La strategia della ‘ndrangheta: reati economici e finanziari
Secondo Alessandra Dolci, la ‘ndrangheta ha cambiato strategia nel corso degli anni. Se in passato era caratterizzata da omicidi e azioni violente, oggi si concentra maggiormente sui reati di natura economica e finanziaria. La malavita calabrese fornisce "una serie di servizi fuori mercato", sfruttando piccole cooperative che evadono le imposte e offrono servizi a imprese di medie e grandi dimensioni in regime di monopolio.
Queste cooperative sono spesso "evasori totali" che vengono sostituite da altre realtà simili dopo aver dichiarato bancarotta. Questo meccanismo fraudolento, finalizzato all’evasione fiscale, è stato realizzato sin dal 2010 mediante la sostituzione di società destinate al fallimento con nuove compagini aventi analoghe caratteristiche.
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L'operazione "Nuovo Mondo" e gli intrecci tra ‘ndrangheta e imprenditoria
Le indagini condotte dalla DDA di Milano, a partire dall'operazione "Nuovo Mondo", hanno evidenziato gli intrecci tra esponenti della ‘ndrangheta e rappresentanti locali dell’imprenditoria. Queste indagini hanno documentato dinamiche illecite in materia tributaria e fallimentare, che interessavano due professionisti e consistevano in un meccanismo fraudolento finalizzato all’evasione fiscale.
L'operazione "Cavalli di razza" ha ulteriormente approfondito questi aspetti, focalizzando gli intrecci tra esponenti della ‘ndrangheta e rappresentanti locali dell’imprenditoria e confermando il modus operandi "imprenditoriale" già riscontrato nella precedente indagine.
L'economia "fuorilegge" e il ruolo degli imprenditori "borderline"
Alessandra Dolci ha sottolineato l'esistenza di un'economia "fuorilegge", non criminale in senso stretto, ma fatta di imprenditori propensi a non rispettare le regole del libero mercato e della correttezza fiscale. Questi imprenditori sono spesso aiutati da professionisti "borderline" che contribuiscono a questo modello economico.
In particolare, la ‘ndrangheta si inserisce in settori economici come l'edilizia, le pulizie, la logistica, la ristorazione, i rifiuti, i giochi e le scommesse. Inoltre, si assiste a un proliferare di imprese che cercano di accaparrarsi finanziamenti a fondo perduto o con garanzia pubblica, o imprese che creano fittizi crediti di imposta che poi mettono sul mercato.
L'usura come strumento di riciclaggio e la "domanda di mafia"
L'usura rappresenta ancora un affare per le mafie, in quanto è il modo più semplice per riciclare i proventi del traffico di droga. Secondo Alessandra Dolci, in Lombardia sono spesso gli imprenditori a chiedere aiuto ai mafiosi, percepiti come un'agenzia di servizi che risolve problemi senza l'impiccio delle regole e offre prestazioni a prezzi inferiori a quelli di mercato.
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Il modello imprenditoriale è cambiato rispetto al passato, con molti servizi esternalizzati e infiltrazioni che si inseriscono in questo contesto. Spesso nascono e muoiono nel giro di 1-2 anni società cooperative che evadono del tutto o fanno indebita compensazione di crediti previdenziali con fittizi crediti Iva.
Le misure di prevenzione e il ruolo dei prefetti
Alessandra Dolci sottolinea l'importanza delle misure di prevenzione nel contrasto alla mafia e il ruolo fondamentale dei prefetti come primo argine antimafia. Tuttavia, la repressione non basta e spesso si rende necessario richiedere custodie cautelari per persone che hanno già scontato condanne per associazione mafiosa a seguito di procedimenti di anni prima.
L'aumento del tetto al contante e il rischio di riciclaggio
Alessandra Dolci ha espresso preoccupazione per l'aumento del tetto al contante, in quanto alimenta il fenomeno del riciclaggio. Secondo lei, così come cambia la mafia, devono cambiare anche le leggi che la combattono, più rapidamente di quanto abbiano fatto in passato. È fondamentale non abbassare la guardia, anche se oggi le cosche non sparano più ma si presentano in giacca e cravatta.
La connivenza tra mafie e imprese e la necessità di una coscienza civica
Alessandra Dolci ha evidenziato la connivenza tra mafie e imprese in Lombardia, sottolineando che molti pensano che la ‘ndrangheta sia un’agenzia di servizi a cui rivolgersi per risolvere un problema o per poter lavorare in un territorio. Tuttavia, il mafioso presenta sempre il conto, anche agli imprenditori che danno lavoro alle imprese mafiose perché risparmiano.
È fondamentale diffondere tra le nuove generazioni la consapevolezza di cosa sia la mafia oggi, insistendo sulla metamorfosi del crimine organizzato che ha accantonato le azioni militari eclatanti per infiltrare l’economia, la politica, la pubblica amministrazione, il ciclo dei rifiuti, gli appalti e gli innumerevoli altri aspetti della quotidianità.
Il ruolo dei rappresentanti delle istituzioni "infedeli"
Alessandra Dolci ha espresso il suo disappunto per la presenza di rappresentanti delle istituzioni "infedeli" che si mettono al servizio della mafia. Queste persone contravvengono al giuramento prestato da servitori dello Stato e meritano il massimo della pena. Secondo lei, troppo spesso lo Stato italiano dà l’idea di uno “Stato molle” che trova più conveniente scendere a patti con i mafiosi piuttosto che combatterli.
Le indagini a Mariano Comense e la presenza della ‘ndrangheta nel Comasco
Alessandra Dolci ha raccontato le indagini svolte a Mariano Comense, sottolineando che la sicurezza di un territorio non la si fa combattendo solo la microcriminalità, ma contrastando il vero cancro del Nord, che sono le mafie. Ha inoltre evidenziato la presenza della ‘ndrangheta nel Comasco, fin dagli anni Cinquanta, a causa della vicinanza con il Canton Ticino e le sue banche.
Le indagini condotte nel Comasco hanno portato a numerosi arresti e hanno evidenziato la stretta collaborazione con la magistratura svizzera. L'operazione "Infinito" ha scolpito nella roccia la presenza della ‘ndrangheta nel Comasco, oltre che in Lombardia.
La mafia di oggi si combatte contrastando i reati economici
Alessandra Dolci ha sottolineato che la mafia di oggi si combatte contrastando i reati economici. Se le nuove regole indeboliscono le indagini, per esempio riducendo a 45 i giorni delle intercettazioni, è chiaro che questo non giova alle investigazioni anche sui reati di mafia.
Inoltre, è raro che venga contestato nelle indagini antimafia il reato di colpa. Quello che pesa è il segnale che con queste riforme viene mandato: che non sono poi così rilevanti né socialmente riprovevoli i reati contro la pubblica amministrazione o quelli fiscali. Così vengono di fatto agevolate le mafie che sono riuscite a colonizzare il nostro territorio proprio perché hanno trovato terreno fertile, hanno offerto una serie di servizi a un mondo imprenditoriale già insofferente al rispetto delle regole minime di correttezza fiscale e del libero mercato.
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